Il dogma dell’Assunta è stato proclamato da Pio XII nel 1950, quindi ben oltre lo scisma vetero-cattolico cui fa riferimento la nostra Chiesa. Ciò non significa che non possiamo dare credito al nocciolo teologico di questa credenza: Maria Santissima, in quanto compartecipe del mistero della Redenzione, nasce senza peccato e gode degli effetti immediati della sua estirpazione dal mondo, risorgendo al pari di Cristo.
Non entriamo nelle polemiche legate alla cosiddetta mariolatria cattolica; notiamo solo che credere nell’Assunzione significa trattare di un fenomeno a tutti gli effetti estremo: nessuno di noi infatti risorgerà col suo corpo terreno, ma con un corpo nuovo ed incorruttibile.
È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. (1 Cor. 15, 53)
Il fatto che la Madonna sia immaginata come «assunta» in Cielo tradisce l’immagine popolare dei morti che risorgono dalle loro tombe: che qualcuno storicamente possa averlo creduto, è fuor di dubbio; che lo possiamo credere noi, è questione più delicata.
In generale la Resurrezione non consiste nel ricomporre il corpo defunto, cosa peraltro impossibile perché esso si è materialmente dissolto e polverizzato; come abbiamo già detto, essa consiste soprattutto nel ridare una coscienza sensibile all’anima, cioè nel rimettere in moto l’idea assoluta di noi in una contingenza eterna. Gli antichi non erano in grado di vedere oltre la dimensione fisica del morto che esce dalla tomba, e banalizzarono un concetto che oggi appare indubbiamente più complesso.
In sé il dogma dell’Assunta nasce da un equivoco: il sepolcro attribuito a Maria a Gerusalemme, presso la valle di Giosafat, fu trovato vuoto, e si diffuse la leggenda che Maria fosse risorta lasciando un sudario, identico alla Sindone, poi custodito presso la chiesa delle Blacherne a Costantinopoli. Di tutto ciò non fa menzione nessun autore sacro fino al V secolo: è tutto dire.
Come si vede, il dogma non è teologicamente assurdo, ma è storicamente improbabile. Non significa che non dobbiamo credervi, significa che non siamo tenuti a farlo per essere cattolici. E ciò al di là delle tesi papiste.