Giorno 3 agosto 2025, «in inventione Sancti Stephani Protomartyris», presso l’oratorio del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo di Catania, il Vescovo Primate della Chiesa Gallicana di Sicilia, Mons. Aloysius Pansebastus, riceverà sub condicione la linea di successione apostolica che fa capo a Sant’Andrea Apostolo, dalle mani del fratello Vescovo Tau Christodoulos, Primate della Chiesa Liberale Giovannita. Questa linea rafforza la credibilità sacramentale della nostra Chiesa e conferma il nostro impegno ad offrire un Cristianesimo autentico sotto ogni punto di vista, e non già una fede bastata su un disegno personale.

Caro confratello nell’episcopato,

Il dono che oggi Cristo Gesù mi fa attraverso le tue mani è per me incommensurabile. Quando Dio sperimenta il tempo e il luogo in cui manifestarsi, assaporiamo nella nostra dimensione la sollecitudine che l’Altissimo ha per noi. Parliamoci chiaro, diletto fratello, noi siamo, ormai, dei fantasmi: la maggioranza degli uomini del nostro tempo non crede effettivamente nella Provvidenza, perché relega Dio ad un principio impersonale e insensibile alle vicende umane; quanto agli altri, i cosiddetti credenti, di solito immaginano un Dio dispettoso con la barba lunga e il triangolone dietro la testa, che si diverte ad instillare il germe del dubbio tra gli uomini solo per salvare qualcuno e far dannare qualcun altro.

Il Dio di Arnobio, l’Assoluto onnicomprensivo che, per un’ovvietà della ragione, e non perché qualcuno lo abbia rivelato, non può che essere dotato di un supremo intelletto, non interessa a nessuno: per gli atei è un pensiero pauroso, perché frutto dei loro stessi ragionamenti, mentre per i credenti è quasi un concetto gnostico, o comunque dubbio, con cui non hanno diretta familiarità.

Poco importa che questo sia il Dio predicato da Cristo, un Dio senza tempio perché alberga in ogni cuore, e pervade illimitatamente tutto, sempre e in ogni luogo. Un Dio che un giorno si sveglia nella mangiatoia di Betlemme e annuncia una verità sconcertante: «Emmanuel», Dio è con noi, qui, ora e per sempre.

Chi vuole incontrarlo deve incontrare Cristo, e chi incontra Cristo incontra un uomo che vive una vita di terribili privazioni solo per morire torturato nel più atroce dei modi. Chi lo segue dapprima crede di assistere alle prediche di un filosofo, un maestro come tanti; ma poi, giorno per giorno, nel profondo viscerale dell’anima dei discepoli si manifesta terribile una consapevolezza spiazzante, che può portare fino ai confini della pazzia: quell’uomo fragile che mangia e dorme con loro, quell’uomo che ha «parole di vita eterna», quell’uomo che compie gesti misteriosi ed inspiegabili, quell’uomo, in un modo misterioso che non capiscono, non può che essere Dio. Pietro per primo lo confessa, e Cristo risponde: è lo Spirito ad avertelo rivelato, non la carne e il sangue, perché la materia vede solo la materia, ma è lo spirito dell’uomo ad intuire lo Spirito di Dio.

Oggi, a mezzo dei segni che Cristo ha consegnato alla Chiesa, io ricevo nuovamente – “sub condicione”, dicono i giuristi – lo Spirito che anima gli ordini maggiori del presbiterato e dell’episcopato, nella linea di Sant’Andrea Apostolo, fratello di San Pietro.

Il sacerdozio cristiano attua nel mondo il sigillo dato da Cristo alla Storia: il sangue dell’unico giusto redime l’umanità non da un astratto peccato, una malattia immaginaria dipinta dalle Chiese come una colpa incontenibile, ma dalla privazione di Dio che è la finitezza della materia. Cristo per risorgere doveva morire, e noi suoi sacerdoti siamo chiamati ad attualizzare, col rito eucaristico, la resurrezione di Cristo che si immola per noi nel sacrificio perfetto di amore, e ci consegna gratis tutta intera la sua duplice essenza umana e divina, perché possiamo essere incorporati nell’Assoluto.

Oggi questo Nume eterno, che io sento sempre vigile accanto a me, mi ha donato di essere qui per poter ricevere uno strumento ulteriore che mi consenta di essere suo servo sempre più perfetto.

Prega per me, amato fratello Christodoulos, e pregate per me voi cari fratelli in Cristo che udite o leggete le mie parole, perché la fiamma che Iddio ha acceso in me non si spenga mai, e io non cessi mai e poi mai di professare che Cristo è Dio ed è risorto dai morti. Alleluja Alleluja Alleluja.

+ Aloysius Episcopus.

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