I vescovi della Chiesa Romana tuonano frequentemente contro i fedeli vetero-cattolici sventolando il fantasma della scomunica latæ sententiæ: si tratta di una scomunica «automatica» in cui incorrerebbero i cattolici che commettono colpe gravi, tra cui il crimine canonico di scisma.
In generale è comprensibile che tale scomunica esista: ovviamente la Chiesa non considera più suo fedele (cioè «in comunione») chi decide di farsi una Chiesa per conto suo. Questa fu, ad esempio, la posizione di Lutero o dei mormoni. Ma siamo sicuri che per i vetero-cattolici le cose stiano allo stesso modo? Analizziamo bene i dati storici e dottrinali, e vediamo di comprenderlo.
Primo punto: la Chiesa vetero-cattolica non afferma nè di essere, da sola considerata, la «vera» Chiesa di Cristo, nè che la Chiesa Romana sia una falsa Chiesa. Al contrario, la Chiesa vetero-cattolica afferma che chiunque condivide l’insegnamento apostolico sia parte dell’unica e universale (cattolica) Chiesa di Cristo. In estrema sintesi, tutti i cattolici romani sono considerati in comunione automatica con la Chiesa vetero-cattolica, semmai è la Chiesa Romana a rifiutare la comunione coi vetero-cattolici. Ma poiché o si è con Cristo o si è contro Cristo, si deve desumere che i vetero-cattolici siano cattolici almeno quanto i romani, in quanto vogliono essere cattolici: la patente di «cattolicità» non può derivare dalla Chiesa romana, salvo sostenere che tutti gli ortodossi vadano all’inferno perché scismatici, cosa che oggi nessuna persona ragionevole sosterrebbe mai. Se ne desume che la scomunica latæ sententiæ non possa operare con riguardo a persone che vogliono essere cattoliche, e non intendono minimamente aderire a una Chiesa diversa dalla sola e unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica (così il conc. Vaticano II, cost. Lumen gentium), ma non si esaurisce in essa.
Secondo punto: i vetero-cattolici non credono a cose diverse rispetto ai cattolici romani, rifiutano soprattutto (ma non solo) l’assolutezza di dogmi inesistenti nel depositum fidei, proclamati autonomamente dai Papi di Roma o da essi caldeggiati per mere ragioni politiche. Questi dogmi sono essenzialmente tre: l’immacolata concezione di Maria (proclamata nel 1854), l’infallibilità papale (1870) e l’assunzione di Maria (1950).
Il dogma dell’immacolata concezione di Maria rientra nel novero dell’ipertrofia del culto mariano nella Chiesa moderna: è certo che Maria SS. sia stata santificata dal concepimento di Cristo, ma non si può pensare di retrodatare questo fenomeno spirituale al momento biologico dello stesso concepimento di Maria in quanto madre designata. Peraltro uno degli effetti più evidenti di questa dottrina è quello di cedere al concetto protestante (e giansenista) di «grazia irresistibile»: la Madonna sarebbe stata costretta dalla grazia di Dio a rispondere positivamente all’annuncio dell’angelo, senza poter esprimere una volontà negativa. Praticamente Maria SS. sarebbe una santa a metà, o per nulla, perché priva di un vero libero arbitrio.
Il secondo dogma, quello dell’infallibilità papale, fu proclamato mentre il Beato Pio IX era assediato dalle truppe piemontesi: il concilio che lo promulgò fu interamente politico, in un momento in cui al Papato serviva affermare la propria superiorità rispetto alle nazioni.
Il terzo dogma, l’assunzione di Maria, certifica e canonizza una pia diceria diffusa nella tarda antichità: la Chiesa primitiva venerava diverse tombe della Madonna, e solo a Gerusalemme una tomba vuota avrebbe dovuto dimostrarne la resurrezione, salvo presentare come credibile nientemeno che una «sindone» di Maria del tutto analoga a quella attribuita a Cristo.
Oggi molti cattolici romani, nei fatti, non credono in questi dogmi. Ma soprattutto non si può scomunicare qualcuno perché crede alla dottrina precedente, in cui non erano vincolanti: poiché i cattolici si salvavano anche prima del 1854, del 1870 o del 1950, senza essere obbligati a credere a nessuno di quei dogmi, è ovvio che chi non vi creda oggi si salverà lo stesso. Ergo la scomunica non può essere valida.
Terzo punto: la Chiesa Romana considera «scismatico», e quindi scomunicato, chiunque consacri un vescovo senza mandato papale, e per conseguenza anche il consacrato e chi frequenti i sacramenti di questi vescovi. Ma le ordinazioni vetero-cattoliche non sono avvenute (mai) per gioco, o per mera avversione al Papa, bensì perché la Santa Sede, che infallibile non è, pretendeva di imporre a tutta la Chiesa dottrine diverse da quelle antiche e, comunque, irragionevoli. La consacrazione di un vescovo o di una vescova vetero-cattolico deriva dal bisogno materiale di avere una vita religiosa e sacramentale fuori dalle logiche di potere romane, attuando così la piena missione affidata da Cristo agli apostoli. Se un vescovo romano considera eretico un vetero-cattolico solo perché egli rifiuta il dogma dell’infallibilità pontificia, è diritto del vetero-cattolico trovarsi un vescovo che lo accolga. Anche questo rende nulla qualunque scomunica romana, perché compiuta semplicemente da chi ha causato il problema.
Quarto punto: la chiesa vetero-cattolica (tendenzialmente) ammette gli ordini femminili, la cui validità è negata dai romani. È un punto interessante: la Sacra Scrittura non vieta gli ordini femminili, e la Tradizione non esprime alcun preciso divieto, afferma solo che, per prassi, gli ordinati in una società prettamente patriarcale erano solo uomini. I sacramenti vengono da Dio, non dagli uomini: di conseguenza per affermare una cosa estrema come la nullità o addirittura l’inesistenza di un’ordinazione femminile, si dovrebbe sostenere che Dio si schifi di santificare una donna per rendergli il dovuto culto. Una donna che è figlia, moglie, madre. Come Maria SS.. Un’autentica follia cui nessuna persona ragionevole può più credere. Anche qui, l’eventuale scomunica romana è duplicemente nulla: da un lato perché non sussiste nella dottrina cattolica il divieto di ordinare donne, dall’altro perché, ammesso che la consacrazione fosse inesistente, non si sarebbe commesso alcun sacrilegio, ma si sarebbe solo inscenato un rituale per ragioni di pura pietà. Al contrario, se qualcuno nella Chiesa parla di sacrilegio, è perché teme che il sacramento possa essere valido.
Da tutte queste nostre considerazioni si deve desumere la nullità assoluta delle scomuniche romane contro i vetero-cattolici.
Se un musulmano mi chiama infedele, perché crisitano, non mi interessa minimante dimostrare che non ne abbia diritto, persino secondo i dettami della sua fede islamica. Non me ne curo.
Allora perchè i vetero-cattolici si ostinano e si arrabbattano per dimostrare, senza successo tra l’altro, che la Chiesa cattolica Romana, non ha il diritto di scomunicarli? Perché cercare di dimostrare l’impossibilità di essere cacciati da un isitiuzione a cui non si vuole appartenere?
Pensare i dogmi mariani nell’ottica del ‘patriarcato’ woke è davvero surreale. Chissà la piccola e stupida Bernadette Soubiorus cosa ha sentito dalle labbra bella signora di Lourdes…
Infine ordinazioni femminili sono presenti solo nelle chiese riformate, quindi dal XV secolo in poi, molto poco veterae…
Saluti.
Grazie per il suo intervento, mi dispiace che il tono, come spesso capita nel dialogo coi cattolici romani, sia molto sulla difensiva: in generale in Italia si tollera poco la differenza di idee religiose in seno al cristianesimo, come se ci fosse un obbligo morale ad essere cattolici romani. Peraltro noi riconosciamo il primato di Roma, esattamente come i lefebvriani, ad esempio, che solitamente non ricevono questa accoglienza, ma sono molto più eterodossi di un vetero-cattolico che, al contrario di loro, tendenzialmente apprezza il concilio Vaticano II.
Vengo alle sue obiezioni. Il vetero-cattolicesimo non si pone al di fuori della tradizione, è questo il punto: siamo cattolici perché vogliamo esserlo, non siamo romani perché non ci riconosciamo in quello che è oggi la Chiesa romana, e che la Chiesa (sottolineamolo) non era. Il paragone con l’islamico che “scomunica” il cristiano non funziona perché non professano affatto la stessa fede; ma il credo vetero-cattolico è lo stesso credo romano, la differenza sta nel fatto che la Roma degli ultimi 200 anni ha inventato ben tre dogmi mai visti nè sentiti, che fanno impallidire il problema delle ordinazioni femminili.
Per San Paolo le donne possono essere diaconesse e addirittura «apostole» (Rm 16, 7), Atto da Vercelli testimonia che nella tarda antichità erano ordinate sacerdotesse, e gli atti di Santa Brigida ne descrivono chiaramente la sua ordinazione episcopale. Questa è storia. La teologia, invece, deve dimostrare perché lo Spirito di Dio si schiferebbe di consacrare una donna al sacerdozio: questa illogicità non è stata risolta da nessun pontefice o concilio. Vedrà che presto anche la Chiesa romana procederà a ordinare le donne, come già conferisce loro i cosiddetti “ordini minori” o ministeri istituiti.
Quanto alla povera Bernadette, parliamo di una rivelazione privata, cui neanche la Chiesa romana obbliga di credere. Non solo: parliamo di una rivelazione avvenuta, casualmente, proprio in corrispondenza con la proclamazione del dogma dell’Immacolata: in quasi 2000 anni la Madonna non era mai apparsa con quel titolo, e doveva farlo proprio quando era necessario un provvidenziale “segno dal Cielo” che sancisse l’autonoma proclamazione del dogma da parte del Papa? Sono dubbi leciti. Io personalmente credo nell’immacolata concezione, ma non credo nella sua definizione dogmatica, che manca nella Chiesa indivisa e su cui non si troverà mai un punto di contatto.
Per inciso, se si informa in rete troverà decine (centinaia?) di sedicenti apparizioni mariane avvenute negli ultimi anni, alcune delle quali piuttosto spettacolari, ma che non hanno avuto la fortuna di ricevere l’attenzione di alti prelati, e sono cadute nel dimenticatoio. In alcune di queste, come quelle del Palmar in Spagna, la “Madonna” apparsa diede messaggi totalmente sconnessi da ogni teologia nota, e hanno portato a innumerevoli scismi (la Chiesa Palmariana è l’esempio massimo). Una cosa del genere sta accadendo ora a Medjugorje con il sostanziale placet della Santa Sede: la Madonna lì addirittura riabilita preti pluricondannati, promette “prove” miracolose che convertiranno mezzo mondo, e quant’altro, ma ad oggi ha solo ingrassato le tasche dei locali che sulle presunte apparizioni hanno fondato un business.
Insomma, mi permetta di dirle che fondare la propria fede su un’apparizione è assai rischioso. Certo, non è neanche valido ridurre Dio ad un algoritmo; ma esiste una via di mezzo. Quella via, oggi, è la vetero-cattolica.
Pax tibi.
+ Luigi.