La nostra Fede

Il mondo è pieno di religioni: migliaia di culti diversi, con visioni diverse della realtà, frutto di equilibri sociali diversi. Chi guarda criticamente a questa molteplicità non può che concludere che Dio non esista, ma sia piuttosto un’invenzione dell’uomo, giustificata da motivi politici, economici, ma anche (ed è quel che impressiona) dal bisogno spontaneo di dare un senso alla vita, al dolore, alla morte.

Quando ho iniziato il mio cammino di realizzazione spirituale, queste considerazioni mi lasciavano molti dubbi sul fine della mia ricerca: l’impressione, che mi è rimasta a lungo, è che volessi autoconvincermi di qualche cosa, tentando di andare al di là dei limiti imposti dalla natura, che per un certo periodo mi gridava l’inesistenza di Dio e la nullità dell’uomo. Tutti i ricercatori spirituali, prima o poi, devono giungere a mettere in dubbio profondamente sé stessi, perché Dio si trova nella negazione del fenomeno relativo dell’esistenza e nell’affermazione dell’assoluto eterno che si cela dietro quella contingenza.

Di per sé ogni religione è vana, perché Dio, se mai esiste, non può ricevere in alcun modo un culto dall’uomo adeguato alla sua natura. La religione però, proprio come pratica umana, è utile ad avvicinare il visibile all’invisibile, a rendere materiale l’immateriale, e quindi a dare una forma a quel che non ha forma. Essa, insomma, ci aiuta ad essere più spirituali, e questo ci fa bene perché ci sostiene nelle sue prove che dobbiamo subire ogni giorno.

La spiritualità, invece, come forma di coscienza di Dio, è raggiungibile autonomamente da tutti gli uomini a prescindere dalla religione, ed è insita nel modo in cui il nostro cervello pensa; non è una pratica, ma un modo di essere, uno stato di coscienza, un’esperienza interiore incomunicabile. Ciò significa che si può essere spirituali senza essere necessariamente religiosi, ed esistono al contrario molti religiosi, attaccatissimi ai loro riti, che non hanno in effetti un’idea di Dio.

Il rapporto tra spiritualità e religione è quindi complesso: la religione serve essenzialmente a tenere in vita la spiritualità quando essa non si regge da sola, e con il suo abuso si può fingere l’esistenza di una spiritualità diffusa dove questa in realtà non c’è.

La spiritualità, proprio perché insita nell’uomo, è tendenzialmente aconfessionale; la religione, invece, si differenzia a seconda delle credenze degli uomini, che hanno sviluppato migliaia di dottrine utili a spiegare il mondo. Ognuna di esse, tuttavia, ha il pregio di essere adatta a un carattere, a un’idea profonda del nostro essere, e quindi di rispondere meglio alle nostre domande; inoltre contiene al suo interno una via già battuta che conduce, meglio o peggio a seconda dei casi, alla liberazione dalla paura della morte ed alla realizzazione dell’eternità del nostro essere in Dio. Gli uomini materiali (animales homines) affermano che questi culti siano tutti invenzioni umane, e come tali fallaci; hanno creato allora loro stessi degli idoli, nella scienza, nella tecnica, o addirittura in forme pseudo-religiose come la massoneria e alcune forme di magia. Gli uomini spirituali (spirituales homines) partono invece da una considerazione imprescindibile: se noi uomini siamo coscienti, come può non essere cosciente il Tutto? Come possiamo credere che la massa enorme delle cose visibili, invisibili, esistenti e possibili, sia inferiore a noi in un elemento cruciale che è l’autocoscienza? E allora possiamo anche credere che questa coscienza superiore, che è la coscienza di Dio, si manifesti periodicamente agli uomini nel modo in cui essi la possono comprendere: è la Rivelazione.

Rivelazione significa, dunque, non credere a caso in una idea inventata da un maestro più o meno saggio, al fine di raggiungere una divinità che non si sa se esista o non esista; significa al contrario aprire la porta della nostra mente alla possibilità che la Coscienza universale non solo esista, ma possa essere contattata e, addirittura, personalmente si faccia conoscere dagli uomini manifestandosi nella Storia. Noi sappiamo che la Fede è un dono di Dio, ma la Ragione è stata data a tutti gli uomini assieme al libero arbitrio: riteniamo dunque che basti la ragione per intuire la Verità, e che la Fede proceda come dono gratuito di Dio solo una volta ottenuto il nostro assenso (semipelagianesimo), nonostante sia ragionevole affermare che sia sempre Dio a metterci, tutti, nelle condizioni di scegliere il Bene (sinergismo).

La Chiesa Gallicana di Sicilia aderisce alla rivelazione cristiana, e crede che Gesù Cristo, figlio di Maria Vergine, sia la manifestazione terrena della coscienza di Dio, e che sia stato torturato e ucciso perché potesse farsi carico di tutti i nostri peccati, dolori ed afflizioni, insiti nella nostra dimensione mortale. Ma crede anche che dopo tre giorni di soggiorno nelle tenebre Egli si sia rivelato nella sua divinità risorgendo dai morti, ed aprendo la via della Resurrezione per chiunque confessi con la fede e con le opere la Verità di Dio.

La fede in Cristo risorto è dunque la nostra religione, è la ricetta che riteniamo valida per raggiungere la realizzazione dell’uomo, che coincide con la sua salvezza eterna, e che in quanto tale non può che venire da Dio: Egli è il solo dispensatore di ogni grazia, e noi non abbiamo nulla che non ci sia stato dato. Non possiamo escludere, dunque, che Dio salvi anche altre persone che non seguono la nostra religione, ma abbiamo fondati motivi di credere che salvi almeno quelli che professano la nostra.

☩ Aloysius Episcopus.