Perché «gallicani»?
La nostra Chiesa si definisce «gallicana», termine ambiguo nel mondo delle Chiese indipendenti. La Chiesa gallicana originale fu quella fiorita in Francia dalla tarda antichità all’alto medioevo, e dotata di un rito proprio. Questa Chiesa era perfettamente cattolica e in comunione con tutte le altre. L’aggettivo «gallicano» fu poi recuperato, in chiave politica, per definire un tentativo di scisma della Chiesa francese, caldeggiato dalla Corona, alla fine del XVII secolo: ne fu principale esponente il vescovo Bossuet, che nel 1682 diffuse anche degli articoli di fede inerenti soprattutto questioni disciplinari, con cui – sulla base del Concilio di Costanza – tra le altre cose si negava la superiorità assoluta della giurisdizione pontificia su tutta la Chiesa.
La posizione gallicana confluì perfettamente in quella vetero-cattolica, e noi ci identifichiamo pienamente nel vetero-cattolicesimo.
Nel nostro caso l’aggettivo «gallicano» indica principalmente l’origine storica prossima del cristianesimo latino in Sicilia e la liturgia che adoperiamo, non quella gallicana dell’alto medioevo ma quella post-carolingia portata in Sicilia dai Normanni. Ricolleghiamo direttamente la nostra Chiesa all’esperienza del Pontefice Anacleto II (fl. 1130-1138), che – validamente eletto – è considerato antipapa dalla Chiesa di Roma e benedisse la costituzione del Regno di Sicilia. Ambiamo, insomma, a rifondare una Chiesa nazionale siciliana di rito siculo-gallicano, ma di teologia tendenzialmente vetero-cattolica e liberale.